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submitted 2 years ago by [email protected] to c/[email protected]

🌈 Dopo una lunga attesa, è uscito il secondo livello di PrivaSì.

💡 In questo livello, leggermente più avanzato, si comincia a mettere le basi per un cambio pragmatico di strumenti usati. A partire dai cookie, risolti con browser e estensioni, passando per negozi e mappe libere, fino ad arrivare a coprire tutte le connessioni di un dispositivo.

🎨 Ma non è finita qui, tra le novità del sito ci sono un nuovo tema completamente ripensato da zero, con un comodo indice dei paragrafi e tasti per l'articolo successivo e la revisione di quasi tutto il livello 1, sia della narrazione che degli strumenti consigliati. Buona lettura!

🔮 https://privasi.eticadigitale.org/indice/

P.S. fateci sapere cosa ne pensate qui nei commenti, sul nostro gruppo Telegram o compilando questo sondaggio

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submitted 2 years ago* (last edited 2 years ago) by [email protected] to c/[email protected]

Cos'è Etica Digitale

Etica Digitale è un gruppo volontario indipendente attivismo con l’intento di riportare la persona e i diritti al centro del dibattito tecnologico.

Ci occupiamo di diritti digitali, privacy e protezione dei dati personali, sorveglianza, software libero e commons, diritto alla riparazione e open hardware, impatto economico, sociale e politico del digitale e della tecnologia, trend tecnologici (come blockchain, social network, AI generativa) con una prospettiva critica. Le tematiche di cui è possibile parlare sono volutamente ampie perché ED è anzitutto un gruppo di attivismo che mira ad un cambiamento sociale e culturale.

Siamo attivi anche su altri canali sociali, trovate una lista a questo link. Se vi stiamo simpatichə, seguiteci! Per contatti con collaborazioni preferiamo la mail.

Abbiamo alcuni progetti all'attivo come Privasì, la guida accessibile alla privacy.

Dove posto cosa?

Queste sono solo delle linee guida e delle preferenze per tenere più ordinata questa istanza Lemmy, sentitevi liberə di fare come volete.

  • I post legati alla privacy in senso pratico e in particolare su software o servizi alternativi, per esempio se "è meglio Tutanota o Proton?" stanno meglio su [email protected]
  • I post strettamente legati all'informatica, per "esempio cosa significa il codice HTTP 418?", non vanno qui ma su [email protected]
  • I post sull'economia circolare possono andare qui se si parla di diritto alla riparazione, altrimenti o in crossposting su [email protected]
  • I post sull'intelligenza artificiale possono andare qui, sopratutto se non sono tecnici e se contribuiscono al dibattito culturale e sociale, in crossposting o in alternativa su [email protected]. Anche guide su come usare ( e non usare ) le AI generative sono accettate.
  • I post sulle criptovalute sono ok, sopratutto se sono post critici o comunque bilanciati. Invece verranno rimossi post che promuovano l'acquisto o l'investimento di qualsiasi criptovaluta. Siamo consapevoli che ci sono criptovalute come Monero che sono consigliate per la privacy, tuttavia non è questo lo spazio per discuterne, specialmente se viola la regola 6
  • I post sulla sorveglianza sul posto di lavoro possono essere pubblicati qui, in crossposting o in alternativa su [email protected]

Per una lista di comunità legate alla tecnologia rimandiamo a questo post. Il consiglio generale è che se un link è in tema, può arricchire o ampliare la visione di chi legge e magari un domani vorreste recuperarlo, allora pubblicatela pure qui. Preferiamo la qualità alla quantità, gli articoli lunghi a quelli brevi e vogliamo delle slow news per uno slow Internet.

Questa è una comunità aperta e inclusiva (anche) verso persone che non hanno un background STEM o informatico. E' estremamente importante per noi che ci sia un pubblico amplio, variegato e multiculturale, e che anche persone con background non-informatico contribuiscano al dibattito sulla tecnologia e i diritti digitali.

Regolamento

  1. Rispetto e cordialità sempre
  2. Niente troll
  3. Niente pubblicità
  4. Evitare di andare fuori tema nelle discussioni
  5. Evitare discorsi con sfondi politici o propagandistici che non siano strettamente correlati agli argomenti trattati
  6. No attività illegali
  7. Non importunare le e gli utenti in privato.

Note sulla moderazione

Lə amministratorə potrebbero pubblicare dei commenti per aggiungere un maggior contesto ad alcuni post. Un esempio


Questo non è un thread permanente, potrebbe subire modifiche in futuro

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Per combattere il monopolio delle Big Tech, “nuove forme di beni comuni digitali” La traduzione completa dell'intervista a Sébastien Broca

In che modo i sogni libertari dei pionieri di internet hanno aperto la strada agli odierni monopoli digitali? Il sociologo Sébastien Broca, già autore di "Utopia del software libero", ripercorre l'avvento del capitalismo digitale ed esplora le alternative alle Big Tech. E accenna all'enorme problema di movimenti come Anti-Tech Resistance. Grazie a @marcogiustini per la traduzione!

abcbenicomuni.it/nuove-forme-d…

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Per combattere il monopolio delle Big Tech, “nuove forme di beni comuni digitali” L'intervista a Sébastien Broca

In che modo i sogni libertari dei pionieri di internet hanno aperto la strada agli odierni monopoli digitali? Il sociologo Sébastien Broca, già autore di "Utopia del software libero", ripercorre l'avvento del capitalismo digitale ed esplora le alternative alle Big Tech. E accenna all'enorme problema di movimenti come Anti-Tech Resistance

https://basta.media/pour-lutter-contre-monopole-big-tech-nouvelles-formes-communs-numeriques-Sebastien-Broca-logiciels-libres

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Dal pornocontrollo al tecnocontrollo

L’identificazione della maggiore età dei fruitori sta per diventare legge senza reazioni significative. La SPID è stata dichiarata defunta dall'esecutivo, per essere sostituita dalla CIE. Sono fatti correlati tra loro? Certamente sono cattive notizie per i diritti civili digitali.

Il post di @calamarim su @lealternative

https://calamarim.medium.com/cassandra-crossing-627-dal-pornocontrollo-al-tecnocontrollo-3d10988b8642

@eticadigitale

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Cloudflare vuole che Google modifichi il suo crawling di ricerca basato sull'intelligenza artificiale e probabilmente Google non lo farà.

Dopo che #Cloudflare ha iniziato a testare nuove funzionalità che avrebbero consentito ai siti web di bloccare i crawler AI di #Google o di richiedere un pagamento per lo scraping, BigG si è subito trovata ad affrontare domande sulla logistica del piano.
In particolare, i proprietari di siti web e gli esperti SEO volevano sapere in che modo Cloudflare intendeva impedire al bot di Google di effettuare scraping dei siti per alimentare le panoramiche dell'intelligenza artificiale senza rischiare di impedire allo stesso bot di eseguire la scansione per ottenere posizionamenti di valore sui motori di ricerca.

arstechnica.com/tech-policy/20…

@eticadigitale

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La Commissione adotta un atto delegato sull'accesso ai dati ai sensi del Digital Services Act: studiosi e ricercatori dovranno avere accesso alle "scatole nere" delle piattaforme

Il 2 luglio 2025, la Commissione ha pubblicato un atto delegato che definisce le norme che garantiscono l'accesso ai dati ai ricercatori qualificati ai sensi del Digital Services Act (DSA) . Questo atto delegato consente l'accesso ai dati interni delle piattaforme online di grandissime dimensioni (VLOP) e dei motori di ricerca (VLOSE) per la ricerca sui rischi sistemici e sulle misure di mitigazione nell'Unione europea.

digital-strategy.ec.europa.eu/…

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Facebook è una piaga per l'umanità? Ecco un'interessante antologia delle critiche a Facebook (dalla pagina inglese di Wikipedia)

@eticadigitale

Facebook (e la società madre Meta Platforms ) è stata oggetto di critiche e azioni legali sin dalla sua fondazione nel 2004. [ 1 ] Le critiche includono l'enorme influenza che Facebook ha sulla vita e sulla salute dei suoi utenti e dipendenti, così come l'influenza di Facebook sul modo in cui i media, in particolare le notizie, vengono riportati e distribuiti. Tra i problemi degni di nota ci sono la privacy di Internet , come l'uso di un diffuso pulsante "mi piace" su siti Web di terze parti che tracciano gli utenti , [ 2 ] [ 3 ] possibili registrazioni indefinite delle informazioni degli utenti, [ 4 ] software di riconoscimento facciale automatico , [ 5 ] [ 6 ] e il suo ruolo sul posto di lavoro, inclusa la divulgazione degli account datore di lavoro-dipendente. [ 7 ] L'uso di Facebook può avere effetti psicologici e fisiologici negativi [ 8 ] che includono sentimenti di gelosia sessuale , [ 9 ] [ 10 ] stress , [ 11 ] [ 12 ] mancanza di attenzione , [ 13 ] e dipendenza dai social media che in alcuni casi è paragonabile alla tossicodipendenza . [ 14 ] [ 15 ]

Anche le operazioni di Facebook hanno ricevuto copertura. L'uso di elettricità da parte dell'azienda, [ 16 ] l'elusione fiscale , [ 17 ] le politiche sui requisiti degli utenti con nome reale , [ 18 ] le politiche di censura , [ 19 ] [ 20 ] la gestione dei dati degli utenti , [ 21 ] e il suo coinvolgimento nel programma di sorveglianza PRISM degli Stati Uniti e nello scandalo dei dati Facebook-Cambridge Analytica sono stati evidenziati dai media e dai critici. [ 22 ] [ 23 ] Facebook è stato oggetto di esame per aver "ignorato" o sottratto la propria responsabilità ai contenuti pubblicati sulla sua piattaforma, tra cui la violazione del copyright e della proprietà intellettuale, [ 24 ] l'incitamento all'odio , [ 25 ] [ 26 ] l'incitamento allo stupro, [ 27 ] la violenza contro le minoranze, [ 28 ] [ 29 ] [ 30 ] il terrorismo, [ 31 ] [ 32 ] le fake news , [ 33 ] [ 34 ] [ 35 ] gli omicidi , i crimini e gli incidenti violenti su Facebook trasmessi in diretta streaming attraverso la funzionalità Facebook Live . [ 36 ] [ 37 ] [ 38 ]

L'azienda e i suoi dipendenti sono stati anche oggetto di contenziosi legali nel corso degli anni, [ 39 ] [ 40 ] [ 41 ] [ 42 ] con il caso più importante riguardante le accuse secondo cui l'amministratore delegato Mark Zuckerberg avrebbe rotto un contratto orale con Cameron Winklevoss , Tyler Winklevoss e Divya Narendra per costruire il social network allora denominato "HarvardConnection" nel 2004, optando invece per rubare l'idea e il codice per lanciare Facebook mesi prima dell'inizio di HarvardConnection. [ 43 ] [ 44 ] [ 45 ] La causa originale è stata infine risolta nel 2009, con Facebook che ha pagato circa 20 milioni di dollari in contanti e 1,25 milioni di azioni. [ 46 ] [ 47 ] Una nuova causa nel 2011 è stata respinta. [ 48 ] ​​Questa, insieme a un'altra controversia che coinvolge Zuckerberg e il co-fondatore ed ex direttore finanziario Eduardo Saverin , è stata ulteriormente esplorata nel film biografico americano del 2010 The Social Network . Alcuni critici sottolineano i problemi che, a loro dire, porteranno alla scomparsa di Facebook. Facebook è stato bandito da diversi governi per varie ragioni, tra cui Siria , [ 49 ] Cina , [ 50 ] Iran [ 51 ] e Russia .

Ma vediamo quali sono le principali accuse mosse a Facebook:

1) Censura

Censura delle critiche a Facebook
La censura sulla politica globale
Censura in linea con la politica estera degli Stati Uniti

2) Problemi di privacy

3) Effetti psicologici/sociologici

dipendenza da Facebook
Autolesionismo e suicidio
Invidia
Divorzio
Stress
Narcisismo
Mezzo non informativo e che erode la conoscenza
Altri effetti psicologici
Esperimenti sull'influenza degli utenti

4) Elusione fiscale

5) Trattamento dei dipendenti, moderatori e appaltatori

6) Campagne ingannevoli contro i concorrenti

7) Copiare i prodotti e le caratteristiche dei concorrenti

Snapchat
TikTok
Pinterest
Clubhouse

8) Contenuti

Ingannare gli editori di notizie e gli inserzionisti sul coinvolgimento video

9) Tecnologia

Controversia e compromesso sulla politica del nome reale
Eliminazione degli stati degli utenti
Favorire le molestie
Mancanza di supporto clienti
Tempi di inattività e interruzioni
Cookie di tracciamento
Modifica dell'indirizzo email
Bug del controllo di sicurezza
Crittografia end-to-end
Bannare gli account

10) Risposte di terze parti a Facebook

censura governativa
Multe governative
Organizzazioni che bloccano l'accesso
Scuole che bloccano l'accesso
Social network chiusi
Purezza FB
Non seguire più tutto

11) Contenzioso

12) Lobbying

13) Controversia sui termini di utilizzo

14) Interoperabilità e portabilità dei dati

15) Recensione del Better Business Bureau

16) Sicurezza

17) Impatti ambientali

18) Pubblicità

Frode sui clic
Come una frode
Targeting indesiderato
Facilitazione della discriminazione abitativa

19) Account falsi

20) Interfaccia utente

21) Neutralità della rete

22) Trattamento dei potenziali concorrenti

23) Influenza sulle elezioni

24) Blocco delle notizie in Canada

Fonte: en.wikipedia.org/wiki/Criticis…

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In quest'epoca caratterizzata dalla straordinaria crescita dell'intelligenza artificiale, emerge una profonda dimensione etica che esige la nostra attenzione. Questo libro rappresenta un'aggiunta significativa e attuale al dibattito in corso che esplora le implicazioni etiche del potere trasformativo dell'intelligenza artificiale in generale e delle nuove e rivoluzionarie tecnologie di intelligenza artificiale, come l'intelligenza artificiale generativa.

Il libro affronta diversi temi:

  • Rivoluzione tecnologica digitale e intelligenza artificiale;
  • Una panoramica dell'IA e dell'IA generativa;
  • Il ruolo dell'intelligenza artificiale e dell'intelligenza artificiale generativa nella disinformazione e nella cattiva informazione;
  • Intelligenza artificiale e disinibizione online;
  • Come può verificarsi un pregiudizio nell'intelligenza artificiale;
  • Intelligenza artificiale e spostamento del lavoro;
  • Problemi di privacy dell'IA;
  • Regolamentazione e politica dell'intelligenza artificiale.
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Valvassini di Jeff Bezos (s3.poliversity.it)
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Valvassini di Jeff Bezos

@eticadigitale

Nel suo Discorso sulla servitù volontaria, databile attorno al 1550, l’allora ventenne umanista Étienne de La Boétie cerca di rispondere a una domanda non semplicissima: perché in ogni luogo e tem­­po della storia, singoli uo­mini – maschile non sovraesteso – riescono a far accettare il loro do­mi­nio alle masse?

O, per dirla con le parole di de La Boétie: «Com'è possibile che tanti uomini sopportino un tiranno che non ha forza se non quella che essi gli danno. Da dove prenderebbe i tanti occhi con cui vi spia se voi non glieli forniste?».

Questa degli «occhi con cui» i tiranni ci «spiano» è una frase che ho cara più o meno da quando mi sono messo a studiare la deriva tirannica delle Big Tech e dei loro signori, a loro volta non meno feudali di quelli che aveva in antipatia questo saggio ragazzotto a metà del Cinquecento.

Magari oggi ci spiano con «occhi» digitali, venduti come citofoni o sistemi di sorveglianza, ma la sostanza rimane invariata: la servitù volontaria è viva e vegeta, e lo sarà finché un solo uomo potrà – torniamo al nostro autore – «soggiogarne centomila, e toglier loro non la libertà, ma quasi anche il desiderio di averla».

Il matrimonio di Jeff Bezos è stata una delle notizie più discusse delle ultime settimane: una Venezia noleggiata, blindata, imbellettata per il matrimonio del sultano, con spazi pubblici, trasporti e luoghi di culto resi inaccessibili ai residenti.

Si è detto che Bezos per queste nozze con Lauren Sanchez ha speso l’equivalente di 23 euro per un italiano medio; si è notato che in Laguna sono atterrati un centinaio di jet privati, a fronte di 200 invitati al matrimonio; ha detto, Bezos stesso, di essere «amareggiato» e sorpreso dalle proteste del comitato No Space for Bezos e dalle polemiche che hanno accolto il suo imeneo.

Ma soprattutto, mi viene da dire, si sono levate voci in difesa di Bezos: il direttore del Foglio Claudio Cerasa ha scritto che «la presenza di un Bezos in Italia, e a Venezia, dovrebbe essere trattata come una manna dal cielo», inserendo nel titolo del suo editoriale che il «circoletto antifa» e anti-Amazon avrebbe «un problema con la libertà»; la ministra Daniela Santanché ha comunicato benefici economici dovuti all’evento per un totale di 957 milioni di euro (ma la cifra pare un pelino esagerata).

Personalmente non credo che la parabola personale e imprenditoriale di Bezos abbia nulla da spartire con la «libertà»: la libertà, come ci insegna de La Boétie, è anzitutto libertà dal dover servire, e nulla è più servile di accorrere in difesa del secondo o terzo uomo più ricco del mondo, e largamente fra i più ricchi della storia, nonché proprietario di una testata giornalistica di rilievo internazionale e di una società che, da sola, orienta e riplasma le sorti del commercio globale.

Continua su Culture Wars

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Cosa è il tecnopanico e perché non serve a criticare la tecnologia (e Big Tech)

@eticadigitale

da Guerre di Rete

Non è un mistero il fatto che viviamo in tempi distopici, dove le interconnessioni tra tecnologia e politica illuminano un presente caratterizzato da controversie, diritti violati, potere sempre più concentrato. È una realtà politico-economica che in alcune sue sfumature fa impallidire le narrazioni più scure del cyberpunk, come scrive il collettivo Acid Horizon, ma sono anche tempi che vengono, spesso, molto mal raccontati. Specialmente nei media mainstream, da quasi una decina di anni, i toni attorno alle tecnologie si sono fatti spesso apocalittici: secondo queste narrazioni, la rete ha ucciso la democrazia, mandato al potere il nuovo autoritarismo, ci ha reso soli, stupidi e sudditi. Tutto perché passiamo gran parte del nostro tempo online o interagendo con tecnologie digitali.

Quello che spesso viene chiamato “techlash”, ovvero il clima di manifesta e crescente ostilità verso la tecnologia che si è instaurato nel dibattito pubblico a partire dallo scandalo Cambridge Analytica è un fenomeno ancora in corso che, se da un lato ha favorito fondamentali discussioni critiche attorno alla tecnologia, aperto importanti percorsi legislativi e di regolamentazione e ha chiuso un momento di euforico e acritico entusiasmo nei confronti del “progresso” della Silicon Valley, dall’altro ha anche scoperchiato il vaso di Pandora del catastrofismo più superficiale e vacuo. Peraltro, quel catastrofismo è l’altro lato della medaglia del “tecnoentusiasmo”: un mix di determinismo, ascientificità, hype e profezie che si autoavverano.

Tecnopanico, il saggio di Alberto Acerbi

Il nuovo saggio di Alberto Acerbi, ricercatore del Dipartimento di sociologia e ricerca sociale dell’Università di Trento, Tecnopanico (Il Mulino) affronta proprio la genesi di quel catastrofismo e delle paure su cui si basa, puntando a smontare alcuni miti e false credenze della vulgata tecnologica contemporanea. Guardando principalmente a quello che pensiamo di sapere su disinformazione, teorie del complotto, algoritmi e implicazioni psicologiche dell’uso dei social media, il saggio di Acerbi fornisce soprattutto una panoramica degli studi sul tema che cerca di portare al centro del dibattito i risultati della ricerca, che in molti casi è sanamente non conclusiva, e lo fa con un sano scetticismo.

Per quanto sia fondamentale non negare le complicazioni e le problematicità di questo momento storico-tecnologico – come dicevamo fortemente distopico – resta importante navigare quei problemi basandosi su dati reali e non su narrazioni di comodo e alternativamente allarmistiche o di acritico entusiasmo. E, soprattutto, senza cadere in un facile panico morale che serve per lo più a sviare la discussione e l’analisi del presente. Anche perché, spiega Acerbi, quasi tutti i “presenti” hanno puntato pigramente il dito contro le nuove tecnologie di quei momenti, che si sono in seguito diffuse e sono divenute tra le più rappresentative di quelle epoche. A ogni tecnologia corrisponde quindi un nuovo “panico”.

“Il panico attorno alla tecnologia non si manifesta esclusivamente con le tecnologie di comunicazione e digitali, anzi, uno dei temi principali del libro riguarda proprio l’importanza di assumere una ‘lunga prospettiva’ sulle reazioni alle tecnologie passate. In questo modo possiamo osservare dei pattern comuni e capire meglio quello che sta accadendo oggi”, spiega Acerbi a Guerre di Rete. “Ci sono panici che possiamo avere ma possiamo andare più lontano nel passato: la radio, i romanzi, la stampa o addirittura la scrittura. Pensiamo per esempio alla stampa. Negli anni successivi alla sua diffusione in Europa c’erano preoccupazioni che ricordano quelle di oggi: moltiplicazione incontrollata di informazioni, circolazione di falsità e via dicendo. L’aspetto interessante è che la società si è adattata alla stampa con altre invenzioni, come gli indici analitici e le enciclopedie, e tramite cambiamenti di comportamenti che puntano a risolvere questi problemi”.

Una concezione deterministica delle tecnologie

Alla base del “tecnopanico” c’è una concezione deterministica delle tecnologie, che le inquadra come forze indipendenti dalla produzione umana o dal contesto socio-politico che le produce, capaci in maniera autonoma di generare effetti diretti nella società, come se non fossero un prodotto di quest’ultima, ma una forza aliena. Secondo Acerbi, in particolare, queste forme di panico “considerano l’introduzione delle tecnologie come un processo a senso unico, in cui una nuova tecnologia cambia in modo deterministico le nostre abitudini, la nostra società e la nostra cultura”. Al contrario, come invece insegnano, per esempio, decenni di studi sulla costruzione sociale della tecnologia, nessuna innovazione, nemmeno quella più potente (come l’AI, ci arriviamo) ha queste capacità. Eppure, il “tecnopanico” è dappertutto e spesso, anzi, guida le scelte di policy e di regolamentazione delle tecnologie digitali, sedendosi ai tavoli dei legislatori più spesso degli esperti. Anche perché il “tecnopanico” ha megafoni molto forti.

“Sicuramente oggi il ‘tecnopanico’ è diventato mainstream. Una ragione è l’integrazione capillare della tecnologia nella vita quotidiana: tutti abbiamo un’esperienza personale e diretta di smartphone, social media e via dicendo”, spiega ancora Acerbi. “Questo è un pattern con caratteristiche ricorrenti: il riferimento a un’epoca precedente in cui le cose erano migliori. Pensiamo all’idea di epoca della ‘post-verità’, che necessariamente suppone l’esistenza di un’epoca ‘della verità’. L’amplificazione da parte di media che spesso sono in diretta concorrenza con le tecnologie, come gli attacchi ai social media dai canali di informazione tradizionali, creano una narrazione in cui il pubblico è visto come passivo, vulnerabile, facilmente manipolabile”.

Continua su Guerre di Rete

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Come proteggersi durante le proteste. I dimostranti affrontano gas lacrimogeni, granate stordenti, coronavirus e sorveglianza

Come evitare che le cosiddette armi non letali provochino danni temporanei o permanenti? Come proteggere la propria identità dagli strumenti di identificazione biometrica?

Nota dell'editore (11/06/25): Ripubblichiamo questo articolo del 2020 alla luce delle recenti proteste contro i raid sull'immigrazione a Los Angeles.

Grazie a @mike che ha condiviso l'articolo

scientificamerican.com/article…

@eticadigitale
RE: sauropods.win/users/mike/statu…

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Nell'oscurità delle lande di Mordor: racconti distopici di quel periodo in cui mi sono venduto a Google

«È stato a #Google che ho imparato che no, i capitalisti sono letteralmente la stessa cosa dei cattivi di Captain Planet. Non siamo abbastanza fortunati da vivere nella realtà Ghibli, i proprietari di capitali ci hanno costruito una realtà da cartone animato americano trash degli anni '90»

https://wordsmith.social/elilla/deep-in-mordor-where-the-shadows-lie-dystopian-stories-of-my-time-as-a-googler

Grazie a @giacomo per la segnalazione del post di @elilla

@eticadigitale

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La corruzione digitale prende il sopravvento a Washington. È il momento di chiamare le criptovalute con il loro vero nome: un'impresa criminale

A meno che non si verifichi un'improvvisa esplosione di coscienza e razionalità a Capitol Hill, il Congresso sta per approvare, con (purtroppo) ampio sostegno bipartisan, il GENIUS Act , che legittimerà e normalizzerà le "stablecoin", token di criptovaluta che, a differenza dei token originali come Bitcoin e i suoi imitatori, dovrebbero essere protetti dalle forti fluttuazioni del loro potere d'acquisto, perché sono garantiti da asset convenzionali come i buoni del Tesoro.

paulkrugman.substack.com/p/dig…

@eticadigitale

Grazie a @st2wok per la segnalazione dell'articolo

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Sconfiggere la censura delle autocrazie: lo sai che grazie a #Kiwix puoi salvare tutta Wikipedia sul telefono per leggerla ovunque e in qualsiasi momento?

@kiwix può creare copie altamente compresse di interi siti web, ciascuna delle quali può essere contenuta in un singolo file (.zim). I file .zim sono sufficientemente piccoli da poter essere archiviati sui cellulari, sui computer o su piccoli ed economici hotspot degli utenti.

https://github.com/kiwix/

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Il 10 maggio è stata rilasciata la prima release definitiva di GNU Taler, il famoso sistema di microtransazioni e pagamenti elettronici basato su software libero che non utilizza la blockchain

Questa release rappresenta un traguardo speciale, poiché consente di lanciare un'attività ufficiale in Svizzera. A partire da oggi, Taler Operations AG gestisce legalmente il sistema di pagamento GNU Taler in franchi svizzeri, accessibile a privati ​​e aziende in Svizzera. È a tutti gli effetti una beta pubblica, perché al momento non ci sono negozi che accettano il sistema di pagamento. Sebbene rimangano ancora alcuni aspetti da migliorare, l'utilizzo del sistema può essere considerato legale e i beni degli utenti sono al sicuro. Verrà garantita la retrocompatibilità di ogni futura release con la precedente.
Imprenditori e sviluppatori in Svizzera decideranno di accettare GNU Taler? Qui qualche tutorial su come iniziare. È consigliato l'Integrator Community Hub per ricevere supporto dalla community.

taler.net/it/news/2025-01.html

@eticadigitale

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La polizia del Regno Unito potrebbe perquisire case e telefoni, app comprese, delle donne che hanno avuto un'interruzione di gravidanza

La polizia ha ricevuto istruzioni su come perquisire le case delle donne alla ricerca di farmaci abortivi e di app per il monitoraggio del ciclo mestruale sui loro telefoni, dopo una interruzione della gravidanza.

https://observer.co.uk/news/national/article/police-could-search-homes-and-seize-phones-after-sudden-pregnancy-loss

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“Rispondimi velocemente: Analisi multidisciplinare della sextortion maschile in Italia”, la prima ricerca italiana interamente dedicata a questo fenomeno con vittime di sesso maschile.

Il report nasce dall’esperienza diretta maturata tra il 2020 e il 2024 dall'associazione #PermessoNegato, fondata e gestita da @lastknight (sì, è nel Fediverso, ma è come se non ci fosse 🤓).

Durante questo periodo sono stati documentati oltre 1.000 casi di sextortion in Italia.

I dati parlano chiaro: il 90% delle vittime è di sesso maschile, un’informazione che ribalta la narrazione tradizionale sulla violenza digitale, ancora troppo spesso percepita come un problema esclusivamente femminile.

permessonegato.it/report/

@eticadigitale

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#Microsoft sospende la posta elettronica al procuratore capo della Corte penale internazionale Karim Khan in seguito alle ritorsioni di Donald #Trump

Anche l'accesso i conti bancari di #Kahn nel suo paese d'origine, il Regno Unito, sono stati bloccati.
L'attacco, seguito all'inchiesta su Netanyahu, mostra gli enormi rischi derivanti dall'utilizzo delle piattaforme cloud statunitensi.

#ICC

https://www.euronews.com/2025/05/15/trumps-sanctions-on-icc-halt-tribunals-work-staffers-claim

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L'amministrazione Trump ha puntato sui paesi africani. L'obiettivo: procurare affari a Elon Musk.

  • "Massima pressione": il Dipartimento di Stato ha condotto una campagna durata mesi per spingere un piccolo paese africano ad aiutare la società di internet satellitare di Musk, come dimostrano registrazioni e interviste.
  • "Ram This Through": lavorando a stretto contatto con i dirigenti di Starlink, il governo degli Stati Uniti ha compiuto uno sforzo globale per aiutare Musk a espandere l'impero commerciale nei paesi in via di sviluppo.
  • “Capitalismo clientelare”: i diplomatici hanno affermato che gli eventi hanno rappresentato un preoccupante allontanamento dalla prassi standard, sia per le tattiche impiegate, sia per la persona che ne avrebbe tratto i maggiori benefici.

propublica.org/article/trump-m…

@eticadigitale

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Quando un appassionato di giochi guida la Chiesa 🃏

L'esposizione culturale del Papa alla cultura pop si estende anche ad alcuni videogiochi casual, rendendo Leo14 il nostro primo papa videogiocatore confermato.

Parlando giovedì con NBC5 Chicago, il fratello maggiore John Prevost ha confermato che il futuro papa ha giocato un paio di partite poco prima di volare al conclave all'inizio di questa settimana.

https://arstechnica.com/gaming/2025/05/newly-anointed-pope-leo-xiv-is-our-first-confirmed-gamer-pontiff/

@eticadigitale

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Leone XIV, nel nome la cura dell’umano nell’era dell’AI. #RerumNovarum 2.0

ho pensato di prendere il nome di Leone XIV principalmente perché Leone XIII, con la Rerum novarum, affrontò la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale; oggi la Chiesa deve rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, con nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro.”

https://www.macitynet.it/nome-leone-xiv-intelligenza-artificiale/

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